Acqua. Acqua pulita che sgorga, che disseta e che dà la vita. Acqua che culla col suo dolce rumore. In Val di Zoldo ci sono cascate e sorgenti bellissime che non vi sognereste mai di vedere. Sono quelle che vi fanno venire voglia di partire quando in città ci sono 30 gradi e l’afa che si taglia col coltello. D’inverno si ricoprono di ghiaccio e cristalli, di neve che è acqua lei stessa.
Lo spisolot della Moiazza è visibile anche da valle, ma ci si può avvicinare al punto da passarci sotto. Una corda la attraversa da parte a parte bisogna abbassarsi e procedere su roccia scivolosa quindi legati, assicurati a essa. Oppure è possibile restare un po’ in disparte, guardandola sgorgare come se fosse impossibile dalla montagna, con qualche goccia fresca sul viso di tanto in tanto.
Dal Vernacolo della Val di Zoldo (Gamba – De Rocco) si fa riferimento all’etimologia del nome “Moiazza” parlando del suo significato, gocciolamento, deflusso lento e continuato. La Moiazza è infatti tutta segnata dall’acqua e dal passaggio che essa lascia.
Il torrente omonimo che vi scorre sotto è di una limpidezza irreale, è un piccolo mondo ancora intatto e perfetto. Scorre nel suo letto nel bosco, tra ponti di legno e la vegetazione scendendo fino a Dont, non prima di aver dato luogo nel suo corso a un altro dei più magici luoghi della Val di Zoldo, difficile da trovare per chi non lo conosce, ma non per questo da tralasciare: le caudiere.
Calderoni colmi d’acqua che a sua volta scivola da una conca ad un’altra, limando e lisciando le rocce e riflettendo l’azzurro del cielo.
Goccia dopo goccia l’acqua crea, plasma una realtà che si è creata in epoche, interminabile e inesorabile, una bellezza che noi uomini non riusciremo mai a ripetere, un’opera d’arte di dimensioni universali ed eterne, perché anche se “non ci si bagna nello stesso fiume” scorrerà per sempre.
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Mi piace sempre leggere i vostri racconti,perché ritorno bambino.