Arriva il freddo. Ma un freddo sano, pungente e fresco, ossigenato. Ci si copre con sciarpe, cappelli, cappotti, giacche pesanti. Ai piedi, un paio di scarponcini, quelli con sotto il carro armato, per non scivolare. Le guance diventano rosse e le mani screpolate, è il tempo delle creme idratanti e del burrocacao.
La natura cambia, riposa. Si comprano i mandarini e si appoggia la loro buccia sulla stufa, per profumare l’aria. Per evitare un raffreddore si bevono le spremute di arance, si mette sul fuoco una bella pentola di fagioli o fave, si prepara la minestra d’orzo.
Nei pomeriggi prima degli aperitivi, è finito il tempo del tè freddo o della bibita ghiacciata. Ci si siede e si mangia una bella torta, un waffel alla gianduia, una cioccolata. Si gusta un bel gelato, se si è al riparo in un bel locale, il più gettonato è la coppa alla vaniglia ricoperta di lamponi caldi.
Il sole, sul più bello se ne va, ci abbandona verso le cinque, poi verso le quattro, a Santa Lucia addirittura alle tre. Ma i tramonti sono eccezionali, li guardiamo dalla finestra, imbacuccati e col naso chiuso.
E poi c’è la neve, le piste illuminate che si intravedono dalla strada mentre si sale a Fusine, gli alberi che quando li muovi ti ricoprono di neve, le caspe, gli sci e lo snowboard. Lo slittino e le voci dei bambini dove il terreno si fa più ripido.
I regali confezionati a mano, i biscotti fatti in casa, il vin brulè. E’ arrivato il freddo in Val di Zoldo: festeggiamo?
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