Il bosco secolare… perché secolare?
Lascio la macchina presso un piccolo parcheggio prima della strada sterrata. Parto da Pratoran a Villa, luogo della mia infanzia, dove ho visto le mie prime bestie: galline, forse qualche capretta, e anche una vipera. Luogo di poesie e di ispirazione. Villa era amata da don Faelo, che ambientò qui una delle satire in dialetto più divertenti e geniali. Villa è cara alla Noris De Rocco, che spesso la dipinge nelle sue rime. Non per niente questo villaggio, soleggiato e pieno di colori, fa da scenario al Concorso di poesia che raccoglie ogni anno i versi di tutta una vallata.
Mi addentro in un dolcissimo verde, dai pascoli e i prati che circondano casa De Fanti (rossa e imponente, ma isolata rispetto al resto dell’abitato) e poi finalmente al bosco, imboccando un sentiero fiancheggiato da faggi dal corpo liscio e regolare, slanciato verso il cielo. Se penso a una sensazione legata a questi alberi sento subito una tenera freschezza. Se assaggio quelle foglie verdi e morbide, appena nate con il primo sole di primavera, secondo me sono dolci.
Il percorso è bello ampio, forse fino a un certo punto si potrebbe fare anche con un passeggino, la quiete infatti è quella perfetta per le famiglie. A un certo punto si raggiunge un ponticello di legno, rifatto nel 2015 in seguito a un crollo dovuto alle grosse nevicate degli anni precedenti. Mi ricordo quando non c’era, il piccolo torrente (Gaf de Malvaré) ha poca acqua e sarebbe in ogni caso facilmente guadabile, la passerella rende comunque il passaggio molto più agevole e dà un senso di ordine e pulizia che il bosco sembra ringraziare, rilasciando una leggera ombretta ventilata.
Il bosco secolare sembra essere vivo e risponderti, si conosce, rincorre i camminatori, scrive un silenzio speciale che racconta i secoli vissuti. Non si può non assecondarlo e quindi tacere.
Dall’altra parte del ponte continua la sua presenza, si nota l’intervento dell’uomo che lo cura e gli dà luce e spazio, lui risponde a sua volta rilasciando ossigeno, in uno scambio continuo di “respiri”. Si intravedono case nascoste, il Mezzodì che sbuca tra un ramo e l’altro e infine Astragal, che, soprattutto se c’è un bel sole, merita una visita.
Qui, risalendo la strada ho trovato questo particolare su una casa:
Non trovate sia semplice e perfetto per descrivere la nostra storia?
C’è anche la casa del Besarel, dall’aspetto signorile, importante, nel cuore di un borghetto dove tutto sembra sistemato proprio… ad arte!
Astragal me la giro un po’ tutta prima di tornare nel bosco secolare una seconda volta e raggiungere la macchina. I meli sono in fioritura, tante case sono proprio quelle di una volta. Pietra e legno, sembra un po’ Colcelver. Una è crollata, mi ricorda proprio uno scorcio fotografato di frequente di quel paese.
Ritorno verso Villa arricchita dai racconti dei due paesi, così lontani ma in realtà così uniti, congiunti da un bosco secolare che supera i secoli, si rinnova e cambia pelle.
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Semplicemente fantastico