#dafareinzoldo: andare al Mas di Sabe!
“Ma cosa c’è di bello da vedere al Mas di Sabe?”
Quante volte ho sentito questa domanda, sempre da parte di chi al Mas di Sabe non c’era ancora stato. Non una baita con un bel tagliere di formaggi, non un rifugio pronto a servirti una birra, “solo” panorama, sprazzi di verde qua e là e un tabià storico. Nessuna scusa sembrava mai buona per visitare questo posto meraviglioso. E’ confermato: finché non provi non lo sai. Non puoi rendertene conto. Scettici del Mas di Sabe, ricredetevi. Infilatevi un paio di scarponi (o anche solo semplici scarpe da ginnastica), prendete e partite.
Tanto per cominciare, la passeggiata è deliziosamente breve. Puoi andarci finito il lavoro, dopo mangiato con i bambini (se non ha piovuto troppo anche con il passeggino), o ancora, la mattina presto, non si sa mai ti venga voglia di proseguire verso Col de Salera. Da Costa, dove è possibile lasciare la macchina, l’itinerario è di circa 15 minuti, se la tirate lunga, ossia se vi fermate ripetutamente a fotografare i fiori di campo e il paese di Coi in lontananza.
Costa è una piccola frazione della Val di Zoldo, chiesetta curata, case fiorite e gente sorridente. La partenza sarà dunque dolce, proseguirete lungo la tranquilla strada del borgo. Ad un certo punto l’asfalto si fa terra, terra compatta ed erba, e vi inoltrerete in ampi pascoli con vista sulla Civetta, alternati a macchie di bosco, dove potrete scorgere qualche funghetto disneyano.
Non sarà difficile trovare seduto di fronte al belvedere sul tragitto, qualche silenzioso sognatore, mentre sonnecchia sotto il sole o legge un romanzo sulla panca di legno. Il paesaggio ispira una profonda quiete, l’aria pulita riempie i tuoi polmoni e rilassa la mente. Già dopo pochissimi passi sai di non essere pentito di aver scelto quella meta.
Il Mas appare lentamente, circondato da distese di festuc e gerani selvatici (se siamo in piena estate, se no crochi, botton d’oro, e altri fiori di splendidi colori), immerso nel suono di mille cicale e nel volo di altrettante farfalle. Quando penso alla pace penso subito a questo.
Su un tabellone illustrativo potrete leggere la storia del Mas. Databile attorno al XVI secolo è un rustico costruito con la particolare tecnica “a castello” (blockbau) combinata con la tecnica “a colonne” (standerbau). Un tabià (Ita: fienile), collocato in una posizione “strategica”, all’incrocio di più sentieri, a metà strada tra le frazioni di Costa e Coi, e i pascoli del Monte Punta e del Col Nero.
Il resto della storia ve lo lascio leggere e scoprire… tanto poi vi appassionerete e lo cercherete anche su questo libro: “Un tabia di Zoldo” di Antonia Zecchinato,1988. Lo potete trovare presso la Biblioteca della Fondazione Angelini.
Una volta sfamata la vostra conoscenza sedetevi, vagateci attorno, tuffatevi nell’erba, fermatevi ad ascoltare. Il lento trascorrere della vita vi inghiottirà, ma non ne rimarrete delusi.
(Foto di copertina: Franco Voglino)
TAGS: ciaspe, Estate, Pace, Paesaggio, Primavera, Tempo