Oggi ci si collega spesso ai Social network, una volta si aspettava con trepidazione il momento del filò. Attorno al foghèr si chiacchierava, si sgranava il rosario in momenti di sconforto, ci si scambiavano storie, leggende e fatti forse realmente accaduti.
Era il centro della comunicazione a tutti i livelli, familiare, sociale e generazionale.
I nonni e i più anziani amavano intrattenere i bambini con racconti divertenti e satirici oppure di paura, forse inconsapevoli di praticare in quest’atto la trasmissione di un sapere spesso esclusivo della loro cultura. Vicende che a loro volta sarebbero state diffuse altrove e condivise, o forse sarebbero rimaste limitate al cerchio magico del focolare.
Di alcune figure misteriose si stanno perdendo le tracce, risuona solo qualche breve episodio nella memoria. Tra queste le Dame, donne tra il fatato e il reale, benefattrici e nobili per alcuni, di facili costumi per altri, in ogni caso non identificabili con certezza. Si ha notizia di loro nelle valli di Zoldo e di Selva di Cadore, pochi rammentano di averne sentito parlare. Si narra ad esempio che la carrozza delle dame di Castelaz giace ancora da qualche parte, risucchiata dalle sabbie mobili tanti anni fa con il ricco tesoro che conteneva.
L’Om Salvarech invece è un personaggio che ritroviamo in tutto l’arco alpino, con fattezze e aspetto diversi ma riconoscibile nei racconti perché sempre schivo e pauroso. Spesso è coperto da muschio e licheni, in altri casi è vestito di pelli e ha un viso mostruoso.
Ma se un tempo il filò era parte integrante delle serate in famiglia e tra amici, oggi come possiamo mantenere viva questa sana consuetudine e trasmettere la passione della narrazione anche ai più piccoli? I protagonisti di queste vicende e quello che hanno significato nell’immaginario per decenni, si perderanno lentamente senza lasciare traccia? Considerato che la loro diffusione è essenzialmente orale, è facile che si verifichi.
L’Associazione Mont de vie da sette anni ripete questo antico rito, ritrovandosi attorno al foghèr di una casa di Casal. I cantastorie sono attori, ma anche gente comune e bambini, che con gli ospiti condivideranno le leggende della loro cultura.
Non ci resta che sederci e ascoltare di un mondo incredibile, riscaldati da un po’ di vino e dal chiarore del fuoco, pronti a partecipare a mantenere viva l’esistenza delle dame o de l’Om Salvarech.
TAGS: Ascolto, Bellezza, Comunità, Identità, Persone, Tempo