Lug
10
2016

Il rientro in valle

Quando si rientra dopo un periodo più o meno lungo lontano dalle Dolomiti, è emozionante gustare il momento in cui si rivedono le montagne. Per qualche secondo “verticalità” non più un aggettivo, ma una sensazione che si palesa.

Le montagne appaiono all’orizzonte dopo una curva, come fossero le quinte del nostro palcoscenico. E’ nel salto a cui l’occhio è costretto di fronte al cambiamento della linea dell’orizzonte, che si materializza la profondità del tempo che ci circonda e del tempo geologico.

Qualsiasi sia il vostro mezzo di trasporto, che sia estate o inverno, piova o ci sia il sole, guardando le pareti di roccia che incorniciano la valle, i vostri occhi correranno inconsciamente alla ricerca di quelle pagine di roccia: letture dal basso verso l’alto, da sinistra a desta e viceversa, qualche centinaia di metri a darci nuove coordinate.

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Percorrendo la strada che mi riporta in Valle, curva dopo curva, osservo come le costruzioni naturali diventino un tutt’uno con l’utilizzo della materia da parte dell’uomo. Il costruire si è andato sovrapponendo negli anni e, al di là di ogni valutazione estetica, rappresenta per noi il paesaggio, è “aria di casa”.

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Guardando fuori dal finestrino, penso alle prossime gite da programmare, alle arrampicate su roccia, allo studio delle forme e della chimica che le ha costruite.

Forse mi basterà arrivare a casa, guardare fuori dalla finestra e farmi rassicurare dalla semplice presenza, così pulita in questa luce.

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