Le Dolomiti, Patrimonio dell’Umanità per motivi paesaggistici e geologici, sono composte da elementi in stretta relazione fra loro a completare un quadro denso di valori universali. Singole partiture di una sublime sinfonia pietrificata.
Le Dolomiti di Zoldo, pur essendo in pari dignità con le sorelle limitrofe, spiccano per la loro bellezza, legata alla distribuzione dei massicci rocciosi e alla varietà delle rocce presenti. Come in un abbraccio ideale, circondano sempre chi le percorre. Le cime si stagliano improvvise e maestose a partire da ampie conche prative, da fasce boscose ondulate e fasce detritiche inclinate. Regalano una percezione completa degli scenari tipici del paesaggio dolomitico. Chi si approccia a queste montagne può addentrarsi in spazi fra rocce vicine e maestose, oppure imbattersi in aperture ampie, con massicci lontani, capaci di trasmettere un largo respiro.
Dal territorio di Zoldo si apprezza, in modo immediato, la scenica del paesaggio dolomitico: monumentalità, varietà di forme e verticalità suscitano ai frequentatori continue emozioni. Lo stesso vale per i contrasti cromatici, evidenziati dal variare della luce nei diversi momenti del giorno che rende cangianti le dolomie, accendendole di colorazioni incredibili.
L’Enrosadira sul Pelmo, sugli Spiz e sul Bosconero sembra il rossore che le Dolomiti esprimono al bacio del seducente sole, all’alba e al tramonto. Senza gli esseri umani il paesaggio non esisterebbe e, nel loro duplice ruolo di attori e spettatori, con le loro attività, hanno contribuito a definirne la struttura. In Zoldo l’equilibrio fra natura e presenze montanare è ancora percepibile in molti accessibili luoghi.
Le Montagne di Zoldo raccolgono in se stesse rocce capaci di raccontare la storia di circa 150 milioni di anni. Sono una macchina del tempo pietrificata. Guardandole si possono riconoscere le tracce di interi ambienti, molto diversi da quello attuale, fossilizzatisi al loro interno durante lo scorrere del tempo. Zoldo è uno scrigno dove si passeggia sui resti di antiche coste tropicali, immense e piatte, con fondali poco profondi (risalenti a circa 247 milioni di anni fa) nei quali la vita si riprendeva lentamente, all’indomani della più grave estinzione di massa mai registrata sul pianeta. Percorrendo le strade e i sentieri di Zoldo si incontrano anche i resti dell’arcipelago tropicale triassico (durato da circa 245 a 215 milioni di anni fa).
In questo periodo la regione dolomitica fu dominata da un mare a tratti profondo, punteggiato di isole costruite da organismi (coralli, spugne, alghe, etc.), simili agli attuali atolli e barriere coralline. In questo mare vi fu anche attività vulcanica (circa 235 milioni di anni fa) e le montagne di Zoldo ne conservano la memoria, mostrando, specie nei fondovalle e sugli avvallamenti dei passi, molte rocce tipicamente scure. Inoltre, alcune rocce zoldane derivano dalle fasi conclusive della storia evolutiva dell’arcipelago (circa 215 milioni di anni fa), quando i fanghi, divenuti poi dolomie, registrarono le impronte dei primi dinosauri (le più antiche mai studiate al mondo). La scoperta delle prime piste di dinosauro fu fatta proprio qui, ai piedi del Pelmetto.
Le porzioni medio-alte delle più importanti montagne sono fatte di Dolomia Principale, che racconta di quando la regione dolomitica divenne una vasta piana fangosa al pelo dell’acqua, percorsa dalle maree e invasa periodicamente dal mare. Solo alcune vette (cima del Pelmo e cima del Civetta, zona del Talvena e dei Van de Zità) conservano rocce che raccontano di come alla fine del Triassico la regione dolomitica sprofondò negli abissi del mare, rimanendovi per milioni di anni, fino a quando, durante il Cretacico (circa 100 milioni di anni fa), l’Africa, spingendo contro l’Europa, iniziò a sollevare la catena alpina e fece uscire questa meraviglia dal mare.
In sostanza, per capire il senso di queste montagne si deve parlare di mare. Fatto apparentemente paradossale ma di particolare fascino, dove l’abisso e la vertigine si sommano sfumando nella bellezza.
Geografia
Le Dolomiti di Zoldo rientrano in due sistemi Dolomiti UNESCO. Il Sistema 3 (Pale di San Martino, Pale di San Lucano, Civetta, Dolomiti Bellunesi) e il Sistema 1 ( Pelmo, Croda da Lago). Le vallate e i valichi principali circondano massicci di rara bellezza e si dipanano in areali strategici per accedere al bene Dolomiti UNESCO.